Un contenuto non è il tuo obiettivo

Trigger alert: forse ci sei dentro fino al collo e potresti avere un sussulto. Fai così: siediti, un bel respiro profondo e... buona lettura!

Un contenuto NON è il tuo obiettivo.

Anche questo articolo è un contenuto eppure non è il mio obiettivo.

Ma perché?

Che si tratti di un post, di un video, di un carosello, di un podcast, di un articolo di blog, spesso impieghiamo ore e a volte giorni per produrre un buon contenuto. Per questo lo carichiamo di aspettative.

Il nostro tempo, le ricerche, la cura dei dettagli, la grafica e la scelta della copertina, le foto. Senza contare il "purgatorio" della pubblicazione: una volta c'è un bug, un'altra non si sente l'audio, e così via.

Eppure aspettarci che quell'unico pezzettino della nostra comunicazione avveri tutti i nostri sogni è un errore grossolano: il singolo contenuto social è parte di un insieme più ampio che, potenzialmente, esce dal contesto dei social media.


Anche se ogni giorno della mia vita mi alzo e so che devo progettare, programmare e pubblicare contenuti, il mio obiettivo non sono i contenuti in quanto tali. Eppure questo è il mio lavoro: pubblicare – e far pubblicare – contenuti social.

Tutto quello che io e ciascun social media manager facciamo - ogni santo giorno - è partire dagli obiettivi per produrre post social che mirino a essi.

Sbalorditivo?

Okay, questa era la parte brutta.

🎯 Ciascun contenuto ha un proprio obiettivo.

Prima di procedere, occorre fare una precisazione momò. Di obiettivi ne è pieno il web (e non solo) ma quali sono?

Esistono due grandi famiglie:

Gli obiettivi di business riguardano la crescita e la sopravvivenza dell'azienda, come aumentare i profitti, espandere la base di clienti e migliorare l'efficienza operativa, qualsiasi interazione e azione che ci dimostri l’interesse del nostro pubblico, i risultati che vogliamo raggiungere e mantenere, la crescita della nostra attività.

Gli obiettivi di branding riguardano tutto ciò che aiuterà i nostri potenziali clienti a riconoscere il nostro brand e identificarsi con esso, come aumentare la consapevolezza del marchio, migliorarne l'immagine, la riconoscibilità e aumentare la fedeltà dei clienti.

Queste due grandi "famiglie" si incontrano costantemente, non solo a Natale! Diciamo che condividono una bella villetta bifamiliare con ampi spazi in comune. La convivenza, si sa, può essere difficile ma è inevitabile.


Quali obiettivi perseguire?

E io che ne so 🤌!?

🚦Voler rispondere a questa domanda senza aver fatto i conti con tutto quello che c'è "prima" sarebbe come voler tagliare il traguardo senza passare dal "via".

Il "via" che non puoi ignorare prevede:

  1. Il/i target: gli obiettivi dovrebbero essere scelti in base ai tuoi potenziali clienti e al loro comportamento.
  2. Il mercato e la concorrenza: come aumentare le vendite o migliorare la brand awareness se non sai quali sono i tuoi competitor, cosa fanno e come? Devi scoprirlo!
  3. Le piattaforme social: gli obiettivi dovrebbero essere scelti in base alle caratteristiche e alle specifiche funzionalità dei canali social che scegli. Come diceva Leonardo Sciascia: "a ciascuno il suo".

Ci sarebbe da approfondire parecchio, lo faremo. Promesso!

Okay, 'sti benedetti obiettivi social li dobbiamo scegliere e non a cazzo di cane. Questo credo sia chiaro.

Dobbiamo perseguire uno scopo. Vogliamo farlo con il marketing.

Ma... qual è lo scopo del marketing?

Per fortuna non aprirò questa ulteriore parentesi, anche perché magari già lo sai. Credo però che un ripassino non faccia mai male, oppure ti stai chiedendo: corpo di mille balene! Ma quale cavolo è l'obiettivo del marketing???

💎 Ecco la risposta eccellente di Riccardo Scandellari.

Riporto solo un breve stralcio che assolutamente devi leggere prima di proseguire:

È con la creazione di un pubblico vero, disintermediato dai social e di cui conosci il nome o come contattarlo che otterrai il successo nelle tue attività di marketing. ( 👉Leggi tutto)

Ta-dà!

Ecco gli obiettivi per i tuoi post social:

Riconoscibilità ❄️ Pubblico Freddo 🎯 Follower
Interesse 🌡️ Pubblico Tiepido🎯 Awareness
Desiderio 🌡️ Pubblico Tiepido🎯 Community
Azione 🔥 Pubblico Caldo🎯 Posizionamento
Fedeltà 🔥 Pubblico Caldo🎯 Conversione/Vendita

Schema super semplificato di obiettivi social

Alterna i tuoi obiettivi in maniera costante: non tutti i tuoi follower si trovano nello stesso punto del funnel. Se hai una strategia, hai uno o più funnel. Vero?

Esempio momò: devi lanciare il tuo video corso su come trascorerre in maniera efficiente il tempo alla toilette. Ovvero: cosa fare mentre fai la cacca oltre alla cacca?

Diamo per buono il fatto che tu abbia seguito tutti i passaggi "obbligatori" di ricerca e analisi. Diciamo che hai svolto anche un bel beta-test su un congruo campione di individui in target.

esempio per funnel social di lancio videdo corso su cosa fare mentre fai la cacca oltre alla cacca

Quindi il tuo obiettivo potrebbe essere vendere a dieci persone il tuo corso in early booking (a un prezzo molto vantaggioso) per un certo periodo di tempo.

Il tuo marketing mix prevede:

Hai lavorato sodo e ora è il momento di agire! Validiamo questa idea e proviamo a venderla. Alla peggio sarà una cagata.

Un molto-generico funnel* di contenuti potrebbe essere:

🌈 AwarenessCosa stanno sbagliando i tuoi potenziali clienti e perché?
🔥 AutorevolezzaLa tua opinione/esperienza professionale, casi studio e ciò che ti differenzia dai competitor.
🙌🏻 Empatia IspirazioneParola chiave: immedesimazione. Non ergerti su un piedistallo ma condividi la tua storia, ciò che ti accomuna al tuo target.
🥶 Dubbi PaureQuali problemi risolvi? Quali sono le paure, i dubbi e le domande frequenti?
*Questo è solo un "canovaccio" su cui imbastire la tua trama: quanti post fare, quali canali utilizzare, come integrare la newsletter, come raccogliere i lead, quanto dura il funnel? Sono tutte domande a cui nessuno può rispondere senza approfondire il tuo progetto. Però questo è un ottimo punto di partenza e puoi usarlo come promemoria.

Ora come fai a capire se le tue azioni e i tuoi investimenti stanno andando bene o una merda?

"Se la gente compra il mio corso sulla cacca, ovvio!"

E invece... non proprio. (Che risposta di 💩).

Perché le variabili in gioco possono essere così tante che a volte, lo stesso prodotto/servizio, può andare benissimo oppure fallire miseramente. Ma non è detto che il il tuo famoso corso sulla cacca sia 'na merda! Magari è perfetto, forse non è arrivato alle persone giuste al momento giusto.

Oppure il funnel si è inceppato a un certo punto. Se non sai dove, non saprai neanche perché e non ti resterà che tornare in bagno, crogiolarti nell'infelicità e chiederti: perché nessuno vuole sapere cosa fare mentre fai la cacca oltre alla cacca?


Ti servono i KPI: e che so'?

I KPI sono tutti quei "fatti numerici" che ti permettono di capire (nel tempo) se stai facendo bene.

Impression, copertura, interazioni, condivisioni, menzioni, conversazioni private, E.R. (engagement rate), salvataggi, richieste/info, click su link, registrazioni, numero di follower, crescita e andamento della community, continuo?

Questi sono, relativamente alle attività di social media marketing, i kpi più comuni. Nb: KPI da non confondere con metriche.

Come direbbe Totò: "per andare dove dobbiamo andare per dove dobbiamo andare?"

Vuoi il link alla scena, vero? 👉Eccolo QUA 😅

Piccolo off topic: ogni volta che mi imbatto in una situazione confusa mostro questo video. Ma non per deridere i miei interlocutori, anzi! Rende molto più facile e meno noioso raccontare perché sia necessario fissare 'sti benedetti KPI. Provare per credere!

Quindi i Key Perfomance Indicator, come il nome stesso suggerisce, sono come una bussola che ti consente di seguire la rotta e modificarla al momento giusto, se necessario.

Affinché la bussola funzioni correttamente, c'è una logica da seguire:

Si tratta di progettazione. Ti sarebbe piaciuto fare l'architetto? Be', io ho studiato architettura e questo oggi mi rende la vita più semplice, almeno in teoria.

Come devono essere i KPI?

La risposta è semplice ma non facile:

S.M.A.R.T.

Per approfondire consiglio di leggere momò questo articolo di Giuseppe Noschese. Giuseppe è un super consulente eCommerce e formatore. Anche se non stai facendo eCommerce in questo momòmento, troverai di certo utili suggerimenti e spunti di riflessione nel suo accuratissimo blog.

☺️ Prego! Ricorda sempre di condividere ciò che ritieni utile: sharing is caring.

Tenere traccia dei KPI e misurarli. Ti pare poco?

Lo so, mi sto dilungando. Ma credimi – o almeno credi a Giuseppe Noschese – non esiste marketing senza dati. Misura, raccogli, analizza e confronta. E non sottovalutare mai l'ascolto.

Tra i KPI più interessanti c'è l'universo del customer care. Domande, dubbi, richieste, obiezioni. Non importa se tu sia una multinazionale o un panettiere. Dovresti annotare tutto, ma proprio tutto. Anche – e soprattutto – quando gli affari ti vanno bene.

Tornando ai social, la vuoi una selezione di tool che ti aiutino 'co sti benedetti KPI?

Ne esistono molti altri, qui ti ho voluto dare un piccolo assaggio. Tutti prevedono una prova gratuita e hanno caratteristiche differenti da considerare in base al progetto che devi misurare. Il mio consiglio – e tool preferito – resta sempre e comunque il cervello!

👉 Ricorda: per essere utile la misurazione dei KPI deve avvenire sempre con lo stesso tool.

In conclusione ti lascio con una domanda: se un contenuto non è il tuo obiettivo, qual è il tuo obiettivo?

Se sono stata abile nel condurti in questo piccolo viaggio, ora avrai più dubbi di prima!

Il mio obiettivo era indurti a ragionare e invogliarti ad approfondire. L'ho raggiunto?

Iscriviti a "Non si sa mail" la newsletter che arriva quando ti chiedi: cosa pubblicare sui social?

Fammi sapere che apprezzi il mio lavoro:

Grazie e buon social media marketing,

Marina Momò 💜

Social media manager senza se e senza ma.

CalenDiario Momò Gennaio 2023

CalenDiario Social Gennaio 2023 momosocialmediamarketing

Cosa cercano le persone sui social?

Informazioni, intrattenimento, emozioni, riprova sociale, svago, ispirazione-idee, storie.

Il Calendiario, quindi, è il tuo (nostro) strumento operativo per avere sempre un buon punto di partenza per raccontare la tua storia. In pratica qui trovi gli spunti, raccolti e selezionati a mano, per passare da"pubblico un post" a "comunico il mio messaggio".

Prima di iniziare ricorda: un contenuto non è il tuo obiettivo.

Se hai dubbi, leggi prima qui e fatti un giro qua.


Momò goditi il CalenDiario di gennaio:

settimana 1 gennaio 2023
settimana 2 gennaio 2023

Il 14 gennaio è anche la Giornata mondiale della logica World Logic Day (WLD).

Ritengo - mia opinione personalissima - che la logica sia sottovalutata e mal spiegata. La logica è quella disciplina che studia il modo in cui qualcosa "segue" da qualcos’altro utilizzando quelle che noi umani abbiamo stabilito essere le regole del ragionamento corretto e cioè vero.

Consiglio di partire da questo articolo di Silvia Pittarello per approcciarti al fantastico mondo della logica!

settimana 3 gennaio 2023
settimana 4 gennaio 2023

Prima di correre a progettare i tuoi contenuti devi sapere una cosa:

puoi avere il CalenDiario in versione googlecalendar open souce per sempre. Sono anni che ci lavoro e ho deciso che questa miniera d'oro per content creator deve essere condivisa.

Iscriviti a "Non si sa mail" e prenditi tutto.

Te lo meriti!

Fammi sapere che apprezzi il mio lavoro:

Grazie e buon social media marketing,

Marina Momò 💜

Perché lo spot di Layla Cosmetics è così imbarazzante?

The Longer The Better. Ma de che? Forse il più imbarazzante.

La nuova campagna di un banale mascara Layla Cosmetics ha scatenato un putiferio. 

E giustamente!

(Nella versione originale QUI c'era il link allo spot sul canale YouTube ufficiale, ma è stato rimosso! Quindi lo sostituisco con QUESTO che poi magari lo rimuoverano. Eh, vabbé.)

Sul perché sia una merdata mi auguro nessuno di noi abbia dubbi. Qui vorrei approfondire l’aspetto comunicazione e marketing e ragionare con te. 

Si tratta di uno spot razzista-sessista-imbarazzante e che non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Lo hanno raccontato molte persone, tra cui Giulia Baldini di cui ti invito a leggere questo.

E Grazia Fainelli qui.

Ma, com'è potuto succedere?

Ogni volta che mi trovo a progettare e fruire contenuti mi chiedo sempre - soprattutto - “perché”.

Ecco. Su questo vorrei concentrare i nostri sforzi.

Ho individuato 3+1 “I” che riassumono la situazione:

La prima “I” si spiega quasi sola: in quest’intervista Babila Spagnolo, Amministratore Delegato di Layla Cosmetics, racconta di un’azienda inclusiva. Non era molto tempo fa. 

Cosa significa inclusività

“Termine con cui si designano in senso generale orientamenti e strategie finalizzati a promuovere la coesistenza e la valorizzazione delle differenze attraverso una revisione critica delle categorie convenzionali che regolano l’accesso a diritti e opportunità, contrastando le discriminazioni e l’intolleranza prodotte da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi.”

[Continua su Treccani]

Ecco dunque il primo peccato mortale, grave errore tecnico di comunicazione: venire meno alle promesse fatte, o peggio fare false promesse, sbandierare al vento “valori” aziendali perché così fan tutti, ma che poi dimostri di non abbracciare davvero. Forse neanche di comprendere in questo caso.

L’incoerenza si paga e pure a caro prezzo.

Ma procediamo con la seconda “I”: incompetenza.

Qui il discorso è un po’ più ampio e necessita una premessa: la campagna in co-branding con Taffo per il medesimo prodotto.

Una special edition dell’ormai celeberrimo ”The Longer The Better” di cui agevolo filmato qui.

Bella eh!?

Questa è una campagna di tutto rispetto che ha sapientemente (secondo me) legato i due brand con “ironia e irriverenza”. Ciò che si definisce un approccio distruptive, ovvero dirompente, tipico del social media marketing di oggi.

Se lo sai fare funziona. Se lo sai fare.

Un approccio ben lontano dal marketing tradizionale che pone(va) il prodotto al centro. Siamo da un bel pezzo nell’epoca del marketing relazionale. Cioè?

Come il termine stesso suggerisce, l’attenzione si è spostata dal prodotto alla persona. Più precisamente alla relazione che il brand instaura, coltiva, nutre con i propri clienti e potenziali clienti.

Sì, la famosa community. No, non i follower (che possono essere comprati, scambiati, barattati) le persone vere e in target.

Come si fa?

Ci si affida a figure professionali che lo fanno di mestiere. Non è genio e sregolatezza, anzi, la sregolatezza non c’entra proprio nulla. Perché prima di attuare una campagna del genere si studia in maniera ossessiva ogni aspetto e ci si interroga profondamente sull’effetto che avrà. A chi vogliamo che arrivi principalmente, cosa ne pensa il nostro target di un determinato argomento o linguaggio, quali parole usa e quali comprende. Quali emozioni susciteremo.

In genere ci si prepara anche con un piano di crisis management perché questo tipo di comunicazione ha sempre dei rischi. Rischi valutabili e gestibili.

Gestibili se li conosci, eh!

E qua arriva la terza “I” l’incoscienza.

Confesso che la “cosa” del merdone di Layla non mi ha per nulla stupita. 

Pensare che in una grande azienda, con grandi budget da investire, con tanti “esperti” e direttori marketing e chissà quanti super responsabili, l’ultima parola sia affidata a chi ha le competenze giuste è una favoletta. Non è sempre così.

Spesso chi ha l’onere/onore di prendere la decisione finale non ne capisce una mazza. Forse neanche ci sta sui social.

Perché il problema è qui: i social.

Questo discutibilissimo spot è stato pensato per i social media secondo te?

E se sì, quali?

Considerando che il media su cui va (andava?) in onda in esclusiva sono “i canali Mediaset” deduco che si tratti di uno spot per la tv (media tradizionale) rivolto a un pubblico moooolto molto specifico.

Il famoso target che apprezza l’offerta delle reti Mediaset tra cui trionfa, per esempio, il GF Vip e “La pupa e il secchione” (inorridisco solo a scriverlo). Eppure è un target con bisogni, desideri, paure e quindi cliente di qualcuno.

Io non faccio parte del target. E tu?

Con assoluta schiettezza ti chiedo:

Domande a cui non so rispondere perché non ce la posso fare a guardarli.

Non per snobismo, anche io amo il trash, ma questo è ben oltre il trash. Sono troppo sensibile a certi argomenti, evito accuratamente di legarmi a persone e aziende di cui non condivido i valori e quindi… non posso. 

Sono dunque abbastanza sicura che se il video fosse rimasto lontano dai social il clamore sarebbe stato minore. Di sicuro più lento.

Lo so, stai pensando: lo hanno fatto di proposito in nome del “basta che se ne parli”.

Può essere, ma se così fosse avrebbero avuto un piano di crisis management e la bomba non gli sarebbe scoppiata in mano.

Dai commenti, dai pubblica/cancella post, dalle non-dichiarazioni ufficiali, direi che hanno fatto una cazzata e basta. 

Peccato che quando pubblichi qualcosa sui social, quando sei un brand, quando lanci il sasso, diventa del tutto inutile nascondere la mano.

Anzi, è pure peggio.

Già immagino queǝ “poverettǝ” che si saranno presi la briga di dire: “succederà un casino.”

Magari hanno pure fatto riunioni su riunioni, ma si sa, l’ultima parola è del capo (ovvero di chi paga gli stipendi a fine mese). Se l’idea geniale è stata proprio del capo allora rassegnamoci… vedremo altre oscenità così finchè mancherà la consapevolezza, la coscienza, l’umiltà e la capacità d’ascolto di questi individui.

Ad avvalorare questa ipotesi - poco creativa, lo ammetto - ti invito a visitare il profilo Instagram di Babila Spagnolo.

Cito: realbabagram

“Spot Layla The Longer The Better Extra Black.

Mi dicono che sia un po’ fuori dalle righe! Boh non capisco.😂

Grazie a tutti. Abbiamo creato qualcosa di magnifico.”

Ma qui mi si apre nella mente un grande enorme dubbio:

chi ha firmato rinnegato questa campagna?

Perché una cosa è certa: non si tratta di una produzione low-cost “fatta in casa per voi” (cit.)

Volevano forse sollevare volontariamente questo vespaio scatenando il dibattito a cui stiamo assistendo?

E chi lo sa… (ma se leggerai fino alla fine forse lo scopriremo).

Non tutto il male viene per nuocere, approfittiamone rinfrescandoci la memoria con una carrellata di ADV altrettanto imbarazzanti.

Segnalata da Roberta Tafuri

Non ha destato alcuno scandalo, anzi. Personalmente la trovo pure “gradevole” 😜 e non ho notato alcun commento offensivo, omofobo, o altro. Ma mi chiedo: se la protagonista fosse stata una donna?

Il retaggio culturale avrebbe generato un sottinteso del tipo: è un invito sessuale?

Posso affermare che questa pubblicità è stata firmata da Gibbo&Lori perché compare nel loro porfolio.

Colpo di scena momò!

Cerca che ti ricerca, il sempre affidabile Google svela l’arcano:

Ta-dà! Mistero risolto!

Risolto ‘na cippa!

Qui si apre una nuova serie di domande, tra cui: come mai non è presente (ad oggi) tra i loro lavori?

Perché, con tutto il trambusto che ha generato 'sto spot, non hanno sentito l’esigenza di divulgare il processo creativo, l’intento, la musa che li ha ispirati?

Ai posteri l’ardua sentenza, a Gibbo&Lori la risposta a tutti i nostri dubbi.

Poi mi piacerebbe pure sapere cosa ne pensa davvero Riccardo Pirrone. Ma questa è ‘na cosa mia. Perché lo stimo e sono certa che potrebbe arricchire notevolmente il dibattito.

E quindi? Finisce così?

Non so se sia furbo o meno, però sento il dovere morale di esprimere la mia personalissima e modesta opinione su questo spot: mi fa cagare lo trovo aberrante.

Lasciami aggiungere che:

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”

cit. Ben Parker lo zio di Spiderman.

Noi comunicatori facciamo un mestiere insidioso e nessuno NESSUNO ha la verità in tasca.

È giusto e nei nostri diritti esprimere opinioni e dire ciò che apprezziamo e detestiamo, perché ci turba o ferisce, è un sacrosanto diritto difendere i diritti. Solo mi piacerebbe vedere la stessa partecipazione anche alle campagne che destano meno clamore, magari perchè sono fatte bene e cercano di sensibilizzare, raccogliere fondi e veicolare tematiche importanti.

Sostenere chi si impegna a fare bene è importante come asfaltare chi fa cazzate.

Anzi, secondo me è più importante e sicuramente più utile.

O no?

Sentiti liberǝ di commentare, dissentire, incazzarti e dare il tuo contributo. Puoi pure condividere l'articolo, eh! #sharingiscaring

Io resto in ascolto.

Ringraziamento speciale: questo contenuto l'ho scritto io - Marina aka Momò - e me ne assumo ogni responsabilità. Devo però dire grazie a chi, con grande pazienza e fiducia, ha contribuito alle mie ricerche e deduzioni e ogni giorno si fa carico di ascoltare le mie chiacchiere in Freelancerìa.

In ordine puramente alfabetico.

Infine, grazie a te! Hai fegato oppure taaanto tempo a dispozione 😅💜

Come augurare Buon Natale in modo originale?

Sembrava non arrivasse mai e invece eccolo qui: anche quest’anno ormai è quasi Natale e molti professionisti che possiedono almeno un profilo social hanno già pensato come fare i consueti auguri a clienti e non.

È in questi giorni che altri si dedicano a produrre contenuti ad hoc per Natale e capodanno, e il dubbio che assale chiunque è: come augurare Buone Feste sui social in modo diverso dall’anno scorso, originale rispetto ai concorrenti e possibilmente che i clienti ricordino?

Per una risposta che sia perfetta per il tuo caso, ti consiglio di prenotare una consulenza subito (oggi è il 22.12, che aspetti?), se invece vuoi sapere cosa ho fatto o farò io per alcuni dei miei clienti, continua a leggere.
Dopotutto potresti trovare ispirazione in ciò che troverai in questo articolo.

I soliti Auguri.

Su Facebook già da alcuni giorni troviamo profili aziendali e gruppi che hanno sostituito la copertina d’ordinanza con una a tema natalizio. 

Questa tecnica fa subito tutto il lavoro sporco: infatti appena entri su questi wall, già ti aspetti di incontrare neve, elfi e regali.

Alcuni cambiano l’immagine di profilo, altri creano un contenuto comunitario che valga per tutti e poi ci sono i piccoli scrivani di Babbo Natale. 

Queste creature vivono tra noi e si prendono la briga di mandare un messaggio privato e personalizzato su Messenger, che quando lo ricevi pensi subito “e tu chi [email protected] sei?”, ma poi ti lasci andare a un pianto commosso pensando a questa persona che il giorno di Natale, anziché stare con gli affetti, scrive un messaggio a ogni suo follower.
Asciugati le lacrime: è un bot.

Su Pinterest iniziamo a ricevere i pin augurali degli altri in privato, con messaggini dedicati; su Instagram si sprecano le stories e i reel a tema festività e su Twitter facciamo caso agli # e ai trend di quest’anno.

Dove sta l’originalità?

Fin qui non ne hai trovata, lo so, anche se diciamolo chiaramente: sui social i mezzi e i format sono questi per tutti.
L’originalità sei tu, che potrai sforzarti di creare un contenuto curato, che parli della tua attività a modo tuo – quindi in modo diverso da quello dei tuoi clienti – e che, soprattutto, parli ai tuoi clienti e solo a loro.

Torniamo al solito atavico problema: conosci il tuo target?
Se non lo conosci difficilmente si sentirà coinvolto dai tuoi auguri, nonostante l’impegno che investirai nel prepararli e infiocchettarli.

Natale alternativo.

Ricorda poi che i tuoi auguri dovranno essere coerenti con le azioni che compirai offline e, perché no, collegati indissolubilmente.
Per esempio:

E “i miei” auguri per i miei clienti?

Io stessa ho pensato, in passato e anche quest’anno, a contenuti personalizzati per i miei clienti… Quindi in realtà li ho creati per i loro clienti.

Per un’azienda che si occupa di creare canali radio personalizzati (tipo quelli che senti al supermercato o da McDonald’s, per capirci), ho pensato a un contenuto empatico sulla scia de “Il più bel regalo che abbiamo ricevuto sono i nostri clienti”.

Per un parrucchiere ho creato un video ambientato a mezzanotte che parla del “Sogno di Natale” (un po’ la storia di Ebenezer Scrooge ma meno triste).

Un altro modo, sicuramente molto in voga ma secondo me sempre apprezzato, è fare un piccolo regalo.
I famosi freebie servono anche a Natale e non devono essere per forza legati al periodo dell’anno: basterà confezionarli adeguatamente (voglio dire che se ne hai uno pronto puoi usarlo, aggiungi un po’ di vischio e via).

Il mio consiglio, soprattutto per artigiani e attività locali, è di mischiare insieme territorio, arte, tradizioni e cultura, creando un mix che verrà compreso e apprezzato appieno dal target.

Ehi, se non ci sentiamo più… Buon Natale!

So che alla fine di tutto questo pippozzo ti aspetti degli auguri da circo, fuochi d’artificio e cose spericolate, quindi ho deciso di stupirti con un banale – ma sempre efficace – Tanti Auguri a te e famiglia!

… E che il 2022 ti porti dove vuoi arrivare e oltre.

Baci,
Marina.

Signò, 3 etti di calendario editoriale, grazie.

Cosa pubblicare sui canali social, come organizzare e distribuire le uscite dei post, come fare un calendario editoriale, sono domande a cui gran parte dei social media manager che segui, probabilmente, fingono di rispondere.

Se anche tu ne hai abbastanza dell’effetto “detto non detto”, smetti di leggere.

Se non trovi le risposte, smetti di chiedere a Google


La verità è che nessun SMM può davvero rispondere a questa domanda in un articolo, un post o podcast, nemmeno io: per dare una risposta sensata sarebbe necessario conoscere te, la tua attività, gli obiettivi che ti sei postə di raggiungere con i tuoi contenuti, il tuo Tono di Voce, quanto tempo puoi dedicare all’attività di creazione di grafiche e caption…

Anziché domandare a Google “cosa pubblicare sui social”, fissa una consulenza personalizzata col tuo SMM preferito.
Ti posso garantire che se lo facessi investiresti bene tempo e denaro, perché ne usciresti con le tanto agognate soluzioni a problemi come:

Il calendario editoriale “a misura” non esiste


Quando ci si avvicina a un canale social, sia esso Instagram, Facebook, TikTok, Pinterest o LinkedIn, siamo sempre tutti belli carichi.
Tutti - anche i SMM prima di diventare tali - abbiamo iniziato con “pubblicherò un post al giorno”.

Ben presto ci accorgiamo che questi sono ritmi poco sostenibili per produrre contenuti di valore e passiamo velocemente ai canonici 3 post alla settimana.

Ma perché?
Ti servono 3 post a settimana o puoi essere presente anche in altri modi?
O ancora meglio, hai il tempo, le risorse, le energie e le idee da sviluppare per produrre 3 post a settimana che abbiano senso:

In breve, dare i numeri non è produttivo.
È necessario decidere quanto e quando pubblicare, solo dopo aver fatto le dovute analisi.

Il calendario editoriale non si vende un tanto al kg. - i contenuti non sono pomomòdori purtroppo per te - ma nemmeno al cm. (anche perché se non sei Rocco Siffredi, che ci fai poi con ‘sti cm.?)

Però esiste il CED “su misura”


Ormai è chiaro che ogni contenuto va studiato, non si può improvvisare (o meglio: si può, se si è capaci) e quindi possiamo dedurre insieme che una buona strategia debba essere fatta più che su misura.

Esistono tuttavia alcuni stratagemmi, delle piccole furbizie, che ci aiutano a colmare le lacune della nostra programmazione. Si tratta di spunti che ben si adattano a chiunque, con estrema semplicità.
Per condividerli con te ho confezionato il CalenDiario, un vero e proprio calendario mensile con segnalate ricorrenze, giornate mondiali o nazionali e tutto ciò che d'interessante e ciclico avviene in quei giorni.

Dove lo trovi?
Su Instagram!
Ogni metà del mese pubblico sul mio profilo il CalenDiario del mese successivo, per darti tempo di ispirarti e pianificare.

E poi? C'è di più: "Non si sa mail" è la mia newsletter che contiene la versione PRO del CalenDiario approfondita e stampabile, ma non solo!

Immagina un Google Calendar sempre aggiornato e con tante – tantissime – date, ricorrenze, curiosità, avvenimenti... sarebbe un sogno, vero? E invece no.

Perché ESISTE già! E puoi averlo per sempre gratis.

Che dici, inizierai a seguirmi momò?

Fammi sapere che apprezzi il mio lavoro:

Grazie e buon social media marketing,

Marina Momò 💜

Cosa pubblicare sui social? Conosci il tuo target, non la magia

Ti vedo sai?
Sei lì, davanti al tuo profilo Facebook o Instagram, immobile e apparentemente in trance: stai pensando cosa pubblicare sui tuoi social che possa coinvolgere e interessare i tuoi followers.
Prima di tutto smetti di cercare nelle pieghe meno battute del tuo cervello; esistono metodi più semplici per scoprire cosa piace al tuo target e questo è il sacro luogo in cui ti verranno rivelati i segreti del Divino Mago Otelma.
Pardon, di momò.

In un certo senso si tratta di imparare a leggere la mente delle persone che ti seguono e, se non possiedi il dono della chiaroveggenza, sappi che esiste un metodo che richiede tempo e pazienza ma è a portata di babbanə:

  1. Definisci bene il tuo target.
    Immagino tu sia stancə di leggere che devi individuare bene a chi ti rivolgi e io stessa, che non amo le ripetizioni, soffro un po’ ogni volta che lo scrivo.
    Tuttavia senza aver compiuto questo passaggio andrai poco lontano perché, anche se vorresti vendere il tuo servizio o il tuo prodotto “a tutti”, parlare “a tutti” è come parlare da soli, ovvero a nessuno.
  2. Tieni sempre presente che i social sono luoghi in cui socializzare, non sono nati per “vendere”.
    Ti senti fregatə? Non dovresti, visto che ormai è chiaro che le relazioni instaurate con i nostri potenziali clienti, ci aiutano a fatturare.
    È importante ricordarsi di questo dettaglio, perché così sarà più facile capire perché è tanto importante creare contenuti di valore, o meglio, regalare.
  3. Impegnati a capire cosa interessa a chi ti segue - tra poco ti spiegherò come fare - e daglielo momò, con personalità e stile. I tuoi.

Dopo esserti tatuatə sulla pelle questi aspetti davvero basilari, puoi iniziare la fase di ricerca e analisi, che a me piace definire “di ascolto”.
Potresti trovarla noiosa e sicuramente richiede tempo, ma semplificherà notevolmente il processo di creazione dei tuoi contenuti.
Come si fa?

Prova con “bidibi bodibi bù”: non succederà niente.

Dovevi toglierti il dubbio e mai come in questo caso tentar non nuoce, visto che non si è mossa una foglia. Benissimo, non è stato fatto alcun danno! In compenso ora sei prontə a fare sul serio:

Complimenti!

A questo punto sei prontə a creare grafiche e copy per i tuoi post; mi sento di farti giusto un altro paio di raccomandazioni da nonnetta.

Ricorda che un contenuto è di valore se intrattiene o diverte, se ispira, se aiuta e informa il tuo target, ma anche se serve a far conoscere te e ciò che offri.
Evita di essere troppo autoreferenziale o di trattare i tuoi social come una vetrina, non esagerare con i post promozionali.
Alterna contenuti con obiettivi differenti, cerca l’interazione col pubblico più della vendita, rispondi a tutti i commenti che riceverai e non farti scoraggiare se all’inizio sarà difficile.

Infine, lascia agli attori l’improvvisazione (o meglio ancora, ai tuoi concorrenti).
Se giuntə fin qui hai ancora incertezze, perplessità o se preferiresti delegare questo aspetto del tuo business, scrivimi e troveremo una soluzione.
Nel frattempo, per avere sempre qualche idea per i tuoi post, dai uno sguardo al mio Calendiario, sono sicura che ti aiuterà 😉

Confondere PED e CED è come chiamarmi Martina anziché Marina

Fin dalla notte dei tempi, l’uomo dà un nome a ogni cosa sulla terra.
Lo fa perché ha la necessità di comunicare velocemente, comprendere e farsi capire. Anche quando esistono 2 nomi per definire la stessa cosa (penso a “mucca” e “vacca”, per esempio), a ben vedere contengono sfumature che rendono entrambi i nomi necessari; servono a riconoscere cose simili ma con caratteristiche differenti.
Chiarito ciò, perché mai l’uomo avrebbe battezzato lo stesso identico documento sia Piano Editoriale che Calendario Editoriale, se davvero si trattasse della stessa cosa?
Voglio dire: se per errore mi chiami Martina anziché Marina un paio di volte non succede niente, ma se insisti mi incazzo un po’.

Ti presento il Piano Editoriale, aka PED

Quando parlo ai miei clienti di Piano Editoriale, questi tendono a reagire in 2 modi:

Ora, se non si tratta di un freelance che lavora nel marketing digitale, la prima reazione citata è più che lecita e ben accolta, anche perché nel mondo fuori dal web, pure i professionisti della comunicazione – ahimè – hanno molto spesso le idee poco chiare su cosa sia un PED. E poiché ci sono cose che vanno fatte per il bene comune oltre che per il nostro, ho deciso di fare chiarezza una volta per tutte su questo vero e proprio “piano di attacco” del marketing e lo farò affrontando ciascuna sua componente per volta, in modo da poter poi comprendere con facilità il resto.

Iniziamo col dire che il PED fa parte della tua strategia di comunicazione, si occupa nello specifico della tua presenza sui social – io di solito lo faccio su base trimestrale – e definisce:

- argomenti da trattare, ossia COSA dire

- format dei contenuti che pubblicherai, ovvero COME dirlo

- su quali canali pubblicare, cioè DOVE dirlo

- tempistiche di pubblicazione, vale a dire QUANDO dirlo

- quale scopo ha ciascun contenuto che pubblicherai, in poche parole PERCHÉ lo dici.

Possiamo dedurre che un PED tratta in gran parte di contenuti e io sono certa tu sappia cosa sono i contenuti, ma vorrei porre l’accento su qualcosa che spesso ci scordiamo:

Un contenuto NON È il tuo obiettivo.

Che si tratti di un post, di un carosello, di un reel, di vlog post, di un articolo di blog, ecc. spesso impieghiamo ore e a volte giorni per produrre un buon contenuto, perciò lo carichiamo di aspettative. 

Eppure aspettarci che quell’unico pezzettino della nostra comunicazione avveri tutti i nostri sogni è un errore grossolano: il singolo contenuto è parte di un insieme di contenuti più ampio, che potenzialmente escono dal contesto dei Social (può comprendere per esempio newsletter, articoli su siti terzi, tutto ciò che coinvolge la tua presenza online) e che ha uno o più obiettivi specifici e misurabili.

Gli obiettivi si dividono in 2 macrocategorie ed entrambe sono fondamentali per le nostre attività:

Ciascun contenuto da noi creato ha un proprio obiettivo, ma, per esempio, sarebbe sbagliato delegare a un solo post le sorti del lancio di un nostro nuovo servizio.

L’importanza di chiamarsi PED (e non CED)

Solo compreso questo possiamo capire quanto sia strategico il Piano Editoriale, che a conti fatti è un documento abbastanza semplice, spesso un foglio excel, che ci offre una visione a 360° di dove vogliamo arrivare.
Non finisce qui, perché l’utilità più riconosciuta del PED è aiutarci a progettare, produrre, distribuire i nostri post e misurarne i risultati.
Come lo fa? Definendo:
1. il taglio editoriale di tutto ciò che verrà pubblicato, ossia lo scopo di ogni singolo post – intrattenere, informare, ispirare e raccontare di te e del tuo lavoro) – il format e la presenza o meno di una Call To Action

2. gli argomenti da trattare in ogni singolo contenuto da creare, le rubriche e i temi dei post

3. il target di riferimento, a chi questi contenuti sono indirizzati

4. il canale sul quale andremo a pubblicare ciò che avremo prodotto

5. gli obiettivi da raggiungere e misurare per valutare cosa funziona e cosa no e, quando serve, come “aggiustare il tiro”.

Cosa non è il Piano Editoriale

Una volta redatto un buon PED, ne sarai così entusiasta e ne apprezzerai tanto la comodità e i vantaggi, che avrai l’istinto di seguirlo pedissequamente.
Bene ma non troppo: il Piano Editoriale non è inciso nella pietra, può essere modificato a seconda delle necessità e accetta anche contenuti estemporanei nati dall’ispirazione del momento, che siano coerenti con la strategia in atto.
Le caselle del PED non sono la galera della tua comunicazione, chiediti solo se quello che stai per pubblicare è in linea con i tuoi obiettivi e, alla fine, ti accorgerai che anche la tua spontaneità trarrà beneficio dall’avere alla base il Piano Editoriale! 

Se ancora ci domandiamo se sia nato prima l’uovo o la gallina, numerosi studi antropologici e sociali confermano che il PED è nato prima del CED.

A questo punto avrai chiaro che il Piano Editoriale contiene le coordinate per creare il nostro Calendario Editoriale; è infatti proprio da qui che possiamo partire per produrre il CED creando:

Inoltre, grazie al Piano Editoriale sapremo esattamente quando, come e dove pubblicare ciò che avremo realizzato e cosa monitorare per valutare il successo della nostra strategia. 

Ti sembra difficile?

Per fare un buon lavoro nel produrre due documenti come il Piano e il Calendario Editoriale, servono:

Tutte caratteristiche che potresti desiderare di dedicare ad altri aspetti della tua attività, per farla crescere come solo tu sai fare.

Se però comprendi quanto sia necessario oggi essere presente in modo corretto sui Social, io sono qui per aiutarti in men che non si dica, anzi, proprio momò. E mentre decidi se contattarmi oggi o domani, ti consiglio di leggere questo articolo: troverai alcuni trucchetti per decidere cosa pubblicare sui tuoi social.

La vera storia di Momò

Sono felice che tu sia curiosə di saperne di più su Momò (che poi sono sempre io).

Qui ti racconto un aneddoto sulla nascita della mia identità digitale e che può aiutarti a capire se sei nel posto giusto o è meglio fuggire in men che non si click!
È importante perché se stai pensando: “quasi quasi la contatto” ti sarà chiaro quanto contano il lavoro di squadra e la fiducia reciproca per la nostra collaborazione.
Buona lettura (5 min più o meno).

Dedicato a chi non si sente Né carne, né pesce. Conosci la sensazione?
Per un lungo periodo della mia esistenza mi sono sentita così.
Poi è arrivata Momò.
La storia che stai per leggere è vera – non te la tiro per lunghe tranquillə – faccio solo una piccola premessa:

Quando è nata Momò ho fallito!

E mi sono pure incazzata parecchio. Quel giorno lì ho dato fondo a tutte le mie conoscenze linguistiche di improperi e volgarità.
Momò nasce quando, in un giorno di Novembre 2018, un manifesto pubblicitario desta molto clamore qui in provincia di Salerno. Realizzato da un ristorante del posto, ritrae alcune modelle curvy in lingerie e la scritta "Preferiamo la carne".
Da quel momento la cittadinanza si divide: alcuni lo considerano sessista e offensivo, altri invece lo trovano divertente e dissacrante.
Il primo a rispondere agli attacchi e alle lettere di protesta dei cittadini indignati è il Sindaco della città che, con ironia, pubblica sulla propria pagina Facebook un manifesto simile che però recita “Noi preferiamo molta carne” e ritrae degli uomini panciuti.
All’epoca collaboravo con un ristorante di specialità di mare della zona. Ero al bar quella mattina, senza pensarci due volte apro il portatile e realizzo al volo (momò) una grafica simile prendendo però come immagine di riferimento il David di Michelangelo e scrivendo (ovviamente) “Noi preferiamo il pesce”.
Entusiasta la sottopongo ai titolari! Ma, ingenua io, mi rispondono che è una cosa che non ritengono degna e che non ne vogliono sapere nulla.
Ci rimango male? Di più. Perché nei lunghi mesi di collaborazione mi ero fatta veramente in quattro e pensavo di aver creato un rapporto di fiducia e stima reciproca.

E allora? Elimino il logo del ristorante e faccio nascere Momò.

Pubblico il post sui miei profili e su una pagina che avevo creato per gioco e boom! Qualcuno ne scrive e una radio locale mi invita a parlarne (felicità a parte) il mio messaggio fu questo:
“Questa polemica mi ha fatta riflettere: ho voluto inserire l'immagine del David perché si tratta di un'opera d'arte universalmente riconosciuta, dunque ci scandalizziamo davanti all'arte? Quali sono i reali motivi dell'indignazione? Qual è la linea sottile che divide sessismo e ironia?"
Ne ha parlato anche Ninja Marketing, qui trovi l’articolo completo.

Momò è nata così, per ribellione. Perché si può essere carne, pesce, nessuno o entrambi.

Delle tante lezioni imparate, la più grande è stata prendere consapevolezza che non è peccato sentirsi “né carne né pesce” e che il coraggio e un briciolo di follia possono portarti lontano.
Momò è la parte più rock della mia anima, lunga vita a Momò! #senzasensenzama
Grazie per essere arrivatə fino in fondo, ora tocca a te: qual è la tua storia?